Follia

Patrick McGrath

Stella, le dissi, non potevi fare una scelta più scriteriata. La verità, mi rispose, è che non ho scelto affatto.

Inghilterra, 1959. Stella è una madre e moglie ma è anche una donna di una bellezza eterea  volubile che si mostra prima abulica, poi provocatoria ed infine ostinata che sembra vagare senza meta “accompagnando” la vita degli altri: inizialmente lo fa con quella del marito Max, psichiatra dell’ospedale di un manicomio criminale e, in un secondo momento, si ritrova affascinata dalla vita di Edgar Stark artista detenuto della struttura, di cui si invaghisce, finendo per seguirlo nella sua follia.

E lo sentì tornare, quello stato di grazia cui riusciva a pensare solo come a un’intossicazione. 

Patrick McGrath con un approccio psicologico e un pizzico di dramma shakespeariano racconta degli istinti che vengono seguiti senza contemplazione della razionalità e descrive con inquietudine, accompagnata dalla giusta dose di crudeltà, la morte dell’amore vero.

Follia racconta la necessità di amare, un’esigenza innata in ogni essere umano e, quindi, semplice, contrapposta alle difficoltà che si incontrano per sorreggere questo desiderio, descrivendo personaggi complessi e complessati, che adottano disparate strategie per ovviare o tenere a bada questa espressione spontanea.

Secondo Stella lui sapeva cosa stava succedendo: qualsiasi psichiatra, da una distanza così ravvicinata, sarebbe stato in grado di diagnosticare un cuore infranto.

McGrath lo fa usando diverse metafore come la serra, il ballo e la fuga.

Nella serra Stella ed Edgar si conoscono, li inizia la loro storia d’amore, quel luogo ristrutturato e curato non è solo la casa di nuovi germogli, ma simboleggia la rinascita dell’amore. Come quella serra fatiscente con le giuste cure e i tempi riprende vita, così quel nuovo incontro potrebbe ridare vita all’amore per Stella, depresso da un matrimonio in crisi.

Ma scusa, provai a dirle, in cosa credi che consista il tradimento? Nell’ andare a letto con qualcuno, o nella possibilità di distruggere, andandoci, la felicità di qualcun altro? Non è mai il fatto nudo e crudo, sono le conseguenze che avrebbe se si venisse a sapere: l’atto in sé è insignificante.

La seconda è il ballo. Simbolo dell’attrazione penetrante, della passione ma anche della frustrazione. Quanta forza ci vuole per sopportare la negazione di un desiderio? E in nome di cosa lo si fa? Cosa si nasconde dietro l’ossessione?

La straordinaria bellezza di Stella faceva la sua parte naturalmente, ma c’era di più: il fatto di aver scelto per il ballo proprio quel vestito era il gesto di sfida di uno spirito che non era stato scalfito dalla vergogna. Mi sentii davvero orgoglioso di lei.

E poi c’è la fuga.La ribellione. L’evasione da un rapporto di coppia non paritario. Ogni uomo che Stella incontra vuole imporle se stesso senza curarsi del suo modo di vivere e lei ripaga ognuno di loro rivendicando alla fine la sua libertà.

In tutto questo grande intreccio tossico l’amore vero c’è. E’ quello del e per il figlio. Un amore silenzioso ma sempre vivo. Stella vuole negarselo ad ogni costo e la morte dell’amore sta proprio in questa soppressione, perché la protagonista non riesce a sopportare la forza dell’amore puro, come del resto fanno tutti i protagonisti di questo libro, che restano miseramente con sogni, sculture e supposizioni riposti in un cassetto.